Chernobyl 25

CHERNOBYL 25

Il 26 aprile 1986 il reattore nucleare di Chernobyl in Ucraina esplose, liberando una grande nube di materiale radioattivo in atmosfera che si diffuse in gran parte della Russia occidentale, Europa e Scandinavia: il peggior incidente nucleare della storia ed uno degli unici due classificati come un evento di livello 7 sulla scala internazionale degli eventi nucleari (l’incidente del marzo 2011 accaduto a Fukushima è il secondo).

Solo dopo che i livelli di radiazione disattivarono gli allarmi alla centrale nucleare di Forsmark in Svezia, ad oltre un migliaio di Km da Chernobyl, l’Unione Sovietica fu costretta ad ammettere che un incidente si era verificato. Circa 336.000 persone sono state evacuate dalla zona adiacente la centrale, e anche oggi, dopo 25 anni, rimane in vigore una zona di esclusione di 30 km (19 miglia). Secondo la BBC quasi 2.000 casi di cancro alla tiroide sono stati provocati dall’esplosione del reattore.

Avevo 12 anni.
Qualche giorno dopo quel 26 aprile stavo giocando a pallone in un cortile insieme ad un compagno di scuola, quando improvvisamente iniziò a piovere. Tanto.
Cominciai a correre fortissimo, senza salutare nessuno, per raggiungere velocemente casa mia ed essere così al riparo. Mia madre mi aveva raccontato di quello che era successo tanto distante da noi, che una nube pericolosa stava arrivando sopra l’Italia e che la pioggia poteva essere radioattiva. Non capivo bene cosa significasse il termine “radioattiva”, ma sicuramente quelle gocce di pioggia non erano pulite. Quella cosa è rimasta come un fotogramma fissato per sempre nella mia vita, tanto che anche adesso non riesco a comprendere bene quanto mi abbia condizionato inconsapevolmente nello scegliere, dopo 25 anni, di affrontare questa tematica di Chernobyl, tornata insistentemente nelle cronache con la strage del Giappone.

Stefano Schirato

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